“Amore mi squassa la mente, come vento che su un monte piomba tra le querce”[1].
È una similitudine molto forte quella che usa la famosa poetessa greca Saffo per esprimere la potenza devastante dell’amore.
Come fosse una forza superiore di origine divina (almeno così lo intendeva la poetessa), questo sentimento investe e condiziona tutti gli stati dell’esistenza. Un evento oggettivo ed esterno che incide sulla facoltà di pensiero e, quindi, ottunde la mente.
In effetti, visti dall’esterno gli innamorati sembrano rapiti e incantati, distratti ed estraniati e, a meno che non si tratti di interessi condivisi con la persona amata, iniziano a trascurare tutto ciò a cui normalmente si dedicavano, compresi i loro impegni e i loro amici.
L’innamoramento, difatti, è un momento di riattivazione molto forte, un investimento emotivo, mentale e fisico che crea una sorta di sbandamento. Da un certo punto di vista, durante questa fase, i propri confini soggettivi sono messi “a rischio”: ci si sente deboli e bisognosi dell’altro, incompleti, insufficienti a sé. La persona innamorata appare abbagliata dalla persona che ama: oltre che esagerarne i pregi e a trascurane i difetti, il partner sembra avere un’influenza straordinaria su di lui/lei. Inoltre, la naturalezza con cui si utilizzano vezzeggiativi e diminutivi (baby talk), il desiderio di essere sintonizzati e responsivi rispetto a ogni gesto e movimento, il sentire quasi come intollerabile qualsiasi distanza e separazione suggeriscono uno stato della mente incredibilmente regredito, con fasi di eccitazione e di ottundimento che la maggior parte delle droghe difficilmente potrebbero fornire (eccitazione feromonale, endorfinica dell’innamoramento).
Le neuroscienze ci spiegano che tale infatuazione può avere origine da una minuscola molecola contenuta nel cervello e chiamata Feniletilamina (FEA). La sua elevata produzione è responsabile del nostro stato di felicità, di eccitazione e di piacere. Infatti, quando i neuroni del sistema limbico vengono saturati o resi più sensibili dalla FEA e/o altre sostanze chimiche cerebrali (neurotrasmettitori come la dopamina o la norepinefrina) aumenta il desiderio e la gratificazione sessuale. Ecco perché gli innamorati sono sempre euforici, di buon umore e possono restare svegli per tutta la notte a parlare ed accarezzarsi senza provare (almeno per i primi tempi, ndr) alcun tipo di stanchezza.
[1] Fonti: Massimo di Tiro, Discussioni, XVIII, 9
(di Maria Colucci – Psicologa e Sessuologa Clinica)
Scrivimi a: maria.colucci@losfero.it
BIBLIOGRAFIA
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